giovedì 24 aprile 2014

I 20 punti da rispettare per la prevenzione della salute

La salute delle persone è determinata da tantissimi fattori, più o meno importanti. Sicurgarda con questa informativa, vuole promuovere delle azioni utili a prevenire danni alla salute, per migliorare lo stile di vita e ridurre la spesa sanitaria. Questo può essere effettuato rispettando i seguenti 20 punti, tratti in parte dal decalogo per la prevenzione della salute del fondo mondiale per la ricerca sul cancro, e da altri studi inerenti al tema prevenzione della salute, dei tumori e delle malattie cardiocircolatorie, non a caso, le principali cause di morte in Italia. I 20 punti da rispettare per la prevenzione della salute (soprattutto nei confronti dei tumori ma anche delle malattie cardiocircolatorie e non solo) e per vivere in modo sano, sono:

1) Non fumare. Il fumo, si sa, è una sostanza cancerogena, classificata dalla IARC come cancerogeno certo (gruppo 1). Tra l’altro lo stesso effetto lo crea anche il fumo passivo. Perciò è fondamentale evitare di fumare per fare del bene a se stessi e soprattutto alle persone che ci stanno vicino. Il fumo inoltre distrugge le difese presenti nelle prime vie respiratorie, facilitando l’ingresso nei polmoni di sostanze inquinanti tramite il particolato sia inalabile che respirabile presente nell’aria.

2) Mantenersi snelli per tutta la vita. Per conoscere se il proprio peso è in un intervallo accettabile è utile calcolare l'indice di massa corporea (BMI = peso in Kg diviso per l'altezza in metri elevata al quadrato: ad esempio una persona che pesa 70 kg ed è alta 1,74 ha un BMI = 70 / (1,74 x 1,74) = 23,1.), che dovrebbe rimanere verso il basso dell'intervallo considerato normale (fra 18,5 e 24,9 secondo l'Organizzazione mondiale della sanità). E’ molto utile quindi praticare attività sportiva e regolare l’alimentazione, infatti la pressione può scendere di 2 – 4 mmHg per ogni kg di peso corporeo perso con l’attività fisica.

3) Mantenersi fisicamente attivi tutti i giorni. In pratica è sufficiente un impegno fisico pari a una camminata veloce per almeno mezz'ora al giorno; man mano che ci si sentirà più in forma, però, sarà utile prolungare l'esercizio fisico fino ad un'ora o praticare uno sport o un lavoro più impegnativo. L'uso dell'auto per gli spostamenti e il tempo passato a guardare la televisione sono i principali fattori che favoriscono la sedentarietà nelle popolazioni urbane. Tutti gli sport sono utili, sia per controllare il peso corporeo sia per ridurre lo stress (fattore che va ad indebolire il sistema immunitario, e che predispone il soggetto a problemi di iperattività).

4) Limitare il consumo di alimenti ad alta densità calorica ed evitare il consumo di bevande zuccherate. Sono generalmente ad alta densità calorica i cibi industrialmente raffinati, precotti e preconfezionati, che contengono elevate quantità di zucchero e grassi, quali i cibi comunemente serviti nei fast food. Si noti la differenza fra "limitare" ed "evitare". Se occasionalmente si può mangiare un cibo molto grasso o zuccherato, ma mai quotidianamente, l'uso di bevande gassate e zuccherate è invece da evitare, anche perché forniscono abbondanti calorie senza aumentare il senso di sazietà.

5) Mangiare cibi di provenienza vegetale. Basare la propria alimentazione prevalentemente su cibi di provenienza vegetale, con cereali non industrialmente raffinati e legumi in ogni pasto e un'ampia varietà di verdure non amidacee e di frutta. Sommando verdure e frutta sono raccomandate almeno cinque porzioni al giorno (per circa 600g); si noti fra le verdure non devono essere contate le patate. Esistono diversi casi, non certificati da ricerche scientifiche, ma comunque realmente accaduti, di tumori maligni andati in necrosi (quindi morti, oppure semplicemente ridotti) poiché il malato seguiva una dieta basata esclusivamente su frutta e verdura. E’ consigliato consumare frutta e verdura di stagione, per proteggere anche l’ambiente.

6) Assumere, con l’alimentazione, il giusto quantitativo di vitamine. E’ importante mangiare frutta e verdura poiché, tra gli altri effetti benefici, tali alimenti sono ricchi di vitamine, tra cui la vitamina C. Tale sostanza, aumenta la resistenza dell’organismo, rafforza la funzione dei fagociti, aumenta la produzione di anticorpi, stimola la sintesi di interferone, la biosintesi della carnitina, anticolesterolo, antistress, distrugge i radicali liberi ossigenati, il radicale ossidrile, il radicale superossido, il radicale di ossigeno, partecipa ai processi di respirazione cellulare, interviene nello sviluppo dei fibroplasti, nella sintesi del collagene, nella formazione degli ormoni surrenalici, favorisce l'assorbimento del ferro (in dosi di 200-500 mg) incrementando il tasso di emoglobina, zinco, calcio, magnesio; contrasta gli effetti tossici della nicotina, del benzoato, dei composti azotati, dei citotossici, delle radiazioni ionizzanti, inattiva le tossine batteriche, interviene nel trasporto dell'ossigeno e degli elettroni, indispensabile per le attività vitali di tutte le cellule, indispensabile per la produzione di energia soprattutto muscolare, previene l'accumulo di istamina (responsabile di allergie), modula le prostaglandine (mediatori dei processi infiammatori), previene la degenerazione cellulare (fra cui il processo di invecchiamento), previene i danni provocati dal formolo, protegge occhio e polmone, converte cistina (da origine alimentare) in cisteina. Una sua funzione molto importante è quella di mantenere in attività il collagene, una proteina necessaria per la formazione del tessuto connettivo della pelle, dei legamenti e delle ossa. La vitamina C ha un ruolo rilevante nella rimarginazione delle ferite e delle ustioni perché facilita la formazione del tessuto connettivo della cicatrice.

7) Limitare il consumo di carni rosse. Limitare il consumo di carni rosse ed evitare il consumo di carni conservate. Le carni rosse comprendono le carni ovine, suine e bovine, compreso il vitello. Non sono raccomandate, ma per chi è abituato a mangiarne si raccomanda di non superare i 500 grammi alla settimana. Si noti la differenza fra il termine di "limitare" (per le carni rosse) e di "evitare" (per le carni conservate, comprendenti ogni forma di carni in scatola, salumi, prosciutti, wurstel), per le quali non si può dire che vi sia un limite al di sotto del quale probabilmente non vi sia rischio.

8) Limitare il consumo di bevande alcoliche. Non sono raccomandate, ma per chi ne consuma si raccomanda di limitarsi ad una quantità pari ad un bicchiere di vino (da 120 ml) al giorno per le donne e due per gli uomini, solamente durante i pasti. La quantità di alcol contenuta in un bicchiere di vino è circa pari a quella contenuta in una lattina di birra e in un bicchierino di un distillato o di un liquore. Il vino e la birra sono migliori rispetto ai super alcolici, poiché oltre agli zuccheri derivanti dalla gradazione alcolica, tali bevande sono ricche di batteri probiotici e di antiossidanti (come i Flavonoidi presenti nel vino rosso, utili per contrastare i processi degenerativi prodotti dai cosiddetti radicali liberi, oppure come Bioflavonoidi come le proanthocyanidine, Polifenoli come la quercetina e i tannini, Acidi organici come l’acido tartarico). Si ricorda comunque che non si deve mai bere prima di mettersi alla guida, o prima e durante un’attività lavorativa, di qualsiasi genere.

9) Limitare il consumo di sale (non più di 5 g al giorno) e di cibi conservati sotto sale. La riduzione dell'assunzione di sale con la dieta è un obiettivo di salute pubblica di estrema importanza: un consumo eccessivo determina un aumento della pressione che a sua volta induce il rischio di insorgenza di gravi malattie, come l'infarto miocardico e l'ictus. Riducendo l'introito di sale si migliora la funzionalità renale e si aumenta la resistenza delle ossa, abbassando il rischio di osteoporosi. La riduzione del sale nella dieta costituisce quindi un importante obiettivo di prevenzione, nell'ottica di contrastare l'insorgere delle patologie cardiovascolari. L'Organizzazione Mondiale della Sanità sostiene che il consumo di sale da cucina non dovrebbe superare i 5 grammi al giorno. Recenti indagini dell'Istituto Nazionale della Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) indicano tuttavia che questa quantità viene moltiplicata di 2-3 volte nell'alimentazione di tutti i giorni, raggiungendo i 12 grammi al giorno. E’ utile quindi non aggiungere mai sale agli alimenti (insalata, verdure, carne), e acquistare prodotti (come pane, grissini ecc) senza sale o con ridotto contenuto di sale.

10) Evitare cibi contaminati da muffe (in particolare se cereali e legumi). Assicurarsi quindi del buon stato di conservazione dei cereali e dei legumi che si acquistano, ed evitare di conservarli in ambienti caldi ed umidi. Questo perché le muffe possono produrre delle micotossine chiamate: Aflatossine. Le aflatossine sono prodotte da specie fungine appartenenti alla classe degli Ascomiceti (genere Aspergillus) oppure da altre tipologie di muffe. Le aflatossine sono altamente tossiche e sono ritenute essere tra le sostanze più cancerogene esistenti.

11) Assicurarsi un apporto sufficiente di tutti i nutrienti essenziali attraverso il cibo. Di qui l'importanza della varietà. L'assunzione di supplementi alimentari (vitamine o minerali) per la prevenzione del cancro è invece sconsigliata. Infatti non sono le diete radicali o pubblicizzate dalle riviste che portano ad un successo duraturo. E’ necessario passare ad una alimentazione bilanciata e consapevole, che non offre un successo immediato ma che porti ad un risultato duraturo. Il fare attenzione al contenuto di calorie degli alimenti, e l’assumere pochi grassi e poco sale, preferendo gli alimenti ricchi di vitamine e fibre, oltre ad avere un influsso positivo sul cuore, porterà ad un effetto benefico generale.

12) Non mangiare le parti bruciate negli alimenti. Le bruciature formate dall’eccessiva cottura degli alimenti, contengono sostanze cancerogene, come acrilamide o come gli IPA (Idrocarburi Policiclici Aromatici), presenti anche nei cibi affumicati o in vegetali contaminati da inquinanti atmosferici contenenti appunto IPA.

13) Attenzione all’acqua che si beve. Se si ha la corretta abitudine di bere l’acqua del rubinetto, verificare tramite i dati ARPA o tramite l’ASL di competenza, che i valori sugli inquinanti microbiologici, ma soprattutto chimici siano tenuti sotto controllo, e che l’acqua non contenga cromo esavalente, pcb (policlorobifenili) e diossine. In caso è consigliabile bere ed utilizzare per cucinare acqua delle bottiglie. In caso di consumo di acqua in bottiglia, prediligere la bottiglia di vetro rispetto a quella in plastica, che se immagazzinata male (ovvero ad esempio al sole), può favorire il rilascio di sostanze cancerogene nell’acqua.   

14) Evitare l’esposizione a Radon. Il Radon è un gas cancerogeno incolore, insapore ed inodore che può occupare gli ambienti indoor (casa e luogo di lavoro). Per prima cosa è consigliato valutare la presenza di radon, con misurazioni specifiche, per quantificare il rischio di esposizione. Successivamente si possono applicare delle forme di protezione da questo gas, che in Italia è la seconda causa di tumore al polmone dopo il fumo di sigaretta. Per saperne di più visita la seguente pagina web: http://igienesicurezza.blogspot.it/2013/11/domande-sul-radon.html.

15) Allattare i bambini al seno per almeno sei mesi. È stato dimostrato che l'allattamento materno è particolarmente vantaggioso anche per la madre, durante il periodo in cui una donna allatta il corpo della madre produce ormoni che favoriscono il rilassamento e la serenità, e che aumentano l'istinto materno e il legame affettivo con il bambino. Nelle donne che allattano c'è una drastica riduzione dei casi di depressione post-parto. Inoltre un contatto precocissimo con il bambino (nei primi minuti dopo il parto) stimola la produzione di ossitocina grazie alla quale la contrazione dell'utero risulta più rapida. L'allattamento permette alla madre di consumare i grassi accumulati durante la gravidanza, propria in vista del periodo di allattamento, e di ritornare quindi facilmente al peso forma. L'allattamento frequente ed esclusivo favorisce il ritardo del ritorno delle mestruazioni e permette al corpo della madre di aumentare le proprie riserve di ferro, che in genere diminuiscono con le mestruazioni. È dimostrato infine che allattare riduce il rischio di tumore alle ovaie e alla mammella.

16) Lavarsi le mani correttamente, rispettare le misure igieniche ed effettuare la prevenzione primaria: le vaccinazioni. Il lavaggio corretto delle mani è uno dei fattori fondamentali per la prevenzione delle malattie infettive. Inoltre è assolutamente dannoso effettuare il lavaggio con sostanze diverse dall’acqua, come ad esempio diluenti, per far scomparire lo sporco più aggressivo. In questi casi è consigliato utilizzare D.P.I. (dispositivi di protezione individuale) per le mani, ed evitare di sporcarsi con sostanze irritanti, nocive e tossiche. Il lavaggio corretto delle mani, e il rispetto delle misure igieniche fondamentali, è una buona forma per evitare la trasmissione di microrganismi (es. virus) che hanno una correlazione con i tumori. Secondo recenti stime, il 20% dei tumori avrebbe un’origine di carattere virale. La consequenzialità di un rapporto di causa-effetto tra virus e cancro è stata corroborata anche da ricerche recenti. La scienza ha dimostrato che gli uomini non sono solo veicolo di infezione ma anche vittime del virus. Ma i virus non sono soltanto delle minacce da temere: sono strumenti straordinari per veicolare in maniera mirata terapie all'interno delle cellule umane. Secondo i dati raccolti dai 36 esperti internazionali che hanno realizzato lo studio, la percentuale dei tumori maligni attribuiti ad agenti infettivi è più alta nei Paesi in via di sviluppo (26%), mentre è significativamente più bassa nei Paesi sviluppati (8%). In particolare, il totale dei cancri attribuibili alle infezioni nel 2002 è stato stimato in 1,9 milioni di casi, ossia il 17,8% del totale dei tumori maligni. I principali agenti infettivi già precedentemente classificati come "cancerogeni per gli esseri umani", e confermati come tali dal gruppo di lavoro, comprendono il virus dell`epatite B (HBV), il virus dell`epatite C (HCV), il KSHV (Kaposi sarcoma associated herpes virus), l`HIV-1, il virus di Epstein-Barr (EBV), il Papillomavirus umano (HPV) e l`Helicobacter pylori (HP). Per alcuni di questi virus è presente un vaccino, che è sicuramente un’arma utile per prevenire la trasmissione di tali virus oltre che il danno che questi creano al corpo umano.

17) Praticare con regolarità attività sessuale.  Praticare una vita sessuale soddisfacente, ha un effetto positivo sulla psiche e pertanto favorisce la salute. L’attività sessuale, oltre che essere a tutti gli effetti attività fisica utile a bruciare calorie, è un rimedio contro la cefalea, infatti fare sesso provoca il rilascio di endorfine, antidolorifici naturali prodotti dal nostro corpo, che agiscono sul sistema nervoso alleviando o eliminando il dolore. Recenti studi confermano che il sesso aiuta a dormire meglio (contrasta la sindrome di Ekbom) e a contrastare le malattie banali come il raffreddore, si nota infatti un aumento del 30% nel numero di fagociti (le cellule che si occupano di eliminare gli elementi patogeni presenti nel nostro organismo), con picchi del 150% durante l’orgasmo. Infine l’aumento di testosterone provocato dall’ attività sessuale avrebbe un ruolo nella prevenzione delle malattie cardiovascolari.

18) Evitare lo stress. Si sa lo stress, sia quello lavoro correlato, che quello provocato dalla vita privata, crea diversi danni alla salute. Lo stress in se non è una patologia, ma bensì uno stato psico-fisico, che però può favorire l’insorgenza di diverse patologie. Lo stress cronico danneggia il funzionamento fisiologico a molti livelli: provoca lesioni funzionali del cervello, è un importante fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, è associato all’insorgenza dei tumori, al diabete e al collasso del sistema immunitario, può provocare stanchezza cronica, ansia, depressione, disturbi del sonno e altre malattie psicosomatiche, esercita un'azione dannosa su stomaco, intestino, cute, ghiandole endocrine e altri organi e apparati bersaglio, aumenta la produzione di radicali liberi, accelerando il processo d’invecchiamento, induce abitudini compulsive e autolesive, come i disturbi alimentari, il fumo, il consumo di alcol e droghe.

19) Dormire circa 7 ore a notte, regolando il ciclo circadiano. Il sonno notturno è una cosa seria, un fattore fondamentale per la salute psicofisica. Il nostro corpo segue un ciclo circadiano di sonno-veglia che se viene reso irregolare può portare dei problemi alla salute. Infatti una perturbazione della normale ritmicità circadiana (dovuta ad esempio dal lavoro notturno), crea uno sfasamento dei ritmi biologici. Oltre che ai disturbi del sonno, sono stati riscontrati danni al sistema digestivo e patologie gastrointestinali. Neuropsichiche, cardiovascolari e riproduttive. Lavorare di notte ad esempio, può comportare l’attivazione del sistema neurovegetativo determinando maggior produzione di catecolamine con conseguente aumento della pressione arteriosa, frequenza cardiaca ecc. Studi epidemiologici di cancerogenicità hanno evidenziato un aumento di rischio per il cancro della mammella in donne addette a turni notturni. Inoltre la IARC classifica il lavoro a turni notturni come probabilmente cancerogeno per l’uomo (gruppo2A), infatti la desincronizzazione del ritmo sonno-veglia e la riduzione di melatonina (ormone prodotto fisiologicamente di notte) aumentano significativamente lo sviluppo tumorale.

20) Conoscere, valutare e prevenire i rischi a cui si è esposti, nella vita e durante il lavoro. Per gestire un rischio e per averne la giusta percezione è importante conoscere davvero il rischio e i danni che questo può causare. In rete o anche in televisione spesso si trovano notizie non confermate da ricerche scientifiche, che possono trarre in inganno. E' quindi importante informarsi presso Organizzazioni, Società o Enti davvero competenti in materia. Sono molti i determinanti della salute, alcuni, come l’età, il sesso (m o f) e le patologie genetiche, sono fuori dal nostro controllo, altri invece si possono controllare, ma per farlo li si deve conoscere. Esistono diversi inquinanti, ad esempio, sul luogo di lavoro, che possono influenzare negativamente la salute umana. Alcuni di questi tendono proprio ad accumularsi negli ambienti indoor (chiusi), poiché derivanti dall’esterno o semplicemente utilizzati/trasformati in ambiente di vita e lavoro. Questi, oltre al già citato radon, possono essere i gas CO (monossido di carbonio) e CO2 (anidride carbonica), la formaldeide, il PM10, i COV (composti organici volatili), l’asbesto e agenti biologici che possono dar vita alle cosiddette “malattie correlate con gli edifici”.

Per ulteriori informazioni: www.sicurgarda.com

Dott. Matteo Fadenti


mercoledì 27 novembre 2013

DOMANDE SUL RADON

Cos'è il radon?
Il radon è un gas radioattivo naturale, incolore e inodore. È generato dal decadimento del radio, cioè dal processo per cui una sostanza radioattiva si trasforma spontaneamente in un’altra sostanza, emettendo radiazioni.
Il radio è, a sua volta, prodotto dalla trasformazione dell’uranio, presente nelle rocce, nel suolo nelle acque e nei materiali da costruzione. Una volta formato anch’esso decade dando origine a tutta una serie di altri elementi chiamati prodotti di decadimento o figli del radon.
Prima di decadere il radon rimane in vita per un tempo sufficientemente lungo che gli consente di essere trasportato, in quanto gas, dai flussi di aria presenti nei suoli, anche a distanze notevoli, fino anche ad alcune centinaia di metri.
Anche i figli sono radioattivi ossia decadono a loro volta emettendo radiazioni.
Cosa sono i prodotti di decadimento del radon o figli del radon?
Sono tutti gli elementi prodotti dal decadimento del radon e vengono perciò chiamati anche "figli" del radon. Sono particelle solide che in parte rimangono sospese nell’aria che si respira e si attaccano sulle superfici dei tessuti polmonari. Anche loro sono radioattivi ed emettono radiazioni che colpiscono a seguito dell’inalazione il tessuto polmonare.
Qual è l’unità di misura della concentrazione di radon in aria?
L’unità di misura della concentrazione di radon, secondo il Sistema di Unità Internazionale (SI) è espressa in Becquerel per metro cubo (Bq/m3), dove il Becquerel indica il numero di disintegrazioni al secondo di una sostanza radioattiva.
È pericoloso?
È considerato il contaminante radioattivo più pericoloso negli ambienti chiusi e, a livello mondiale, si stima che sia responsabile di quasi il 50 per cento dell’esposizione media della popolazione alle sorgenti naturali di radiazione.
L’inquinamento da radon è di origine naturale o umana?
È di origine naturale. Infatti il livello di radon è legato alla presenza di minerali radioattivi naturali nella crosta terrestre, da cui il radon è originato per decadimento.
Come entra nelle case?
Essendo un gas, il radon fuoriesce dalle porosità e dalle crepe del terreno e da alcuni materiali da costruzione e, in misura generalmente minore, dall’acqua; mentre si disperde rapidamente in atmosfera, si accumula facilmente negli ambienti chiusi. Il radon può penetrare nelle abitazioni attraverso fessure, giunti di connessione, canalizzazioni degli impianti idraulici, elettrici e di scarico. Oppure può essere presente in alcuni materiali da costruzione, come cementi, laterizi, graniti o tufi.
Quali sono le regioni in Italia più colpite?
Dagli ultimi dati sono Lombardia e Lazio. La Lombardia ha una concentrazione media di 117 Bq/m3

Quali condizioni determinano il livello di radon in un’abitazione?
Il livello di radon in un ambiente chiuso è influenzato da:
  • caratteristiche del suolo sottostante l’edificio (contenuto di radio nel terreno, facilità di fuoriuscita dal suolo, presenza di faglie in vicinanza dell’edificio);
  • caratteristiche dell’edificio (contenuto di radio e facilità di fuoriuscita dai materiali utilizzati, tipologia dell’edificio e dell’attacco a terra, tecnica costruttiva, modo in cui sono disposti i locali, stato e manutenzione dell’edificio);
  • condizioni ambientali (temperatura, pressione, umidità, condizioni meteorologiche);
  • stato/modo di utilizzo dell’edificio (riscaldamento, abitudini di vita, ricambi di aria, ecc).

Qual è il limite di riferimento per la concentrazione di gas radon in un’abitazione ?
Per quanto concerne le abitazioni, non esiste in Italia una normativa specifica, ma una raccomandazione della Comunitá Europea (Raccomandazione 90/143/Euratom) indica i valori di concentrazione media annua oltre i quali si suggerisce di intraprendere azioni di risanamento. Questi sono: 400 Bq/m3 per le abitazioni giá esistenti e 200 Bq/m3 per quelle di nuova costruzione. 
Qual è il limite di riferimento per la concentrazione di gas radon in una scuola?
La normativa italiana (D. Lgs. 241/00) ha stabilito come soglia un valore di concentrazione media annua pari a 500 Bq/m3 per l´esposizione al gas radon negli ambienti di lavoro, cui le scuole sono espressamente equiparate. Questo valore rappresenta il livello di azione per gli edifici scolastici al di sopra del quale devono essere intraprese, entro 3 anni, azioni di rimedio. Inoltre, nel caso di concentrazioni inferiori al limite ma superiori a 400 Bq/m3“l’esercente deve assicurare nuove misurazioni nell’arco dell’anno successivo”. 
In quali locali dell’abitazione è maggiormente presente?
Il livello di radon in un ambiente chiuso è influenzato da: Generalmente nei locali interrati o seminterrati e al piano terra. Dal primo piano in poi, salvo casi piuttosto rari, la concentrazione cala drasticamente.
È possibile liberare completamente la casa dal radon?
L'eliminazione completa non è possibile. Esistono però azioni di rimedio efficaci e controllate, attraverso cui è possibile ridurre la concentrazione a livelli accettabili.
Anche i luoghi di lavoro sono a rischio radon?
In generale l’esposizione al radon sul luogo di lavoro è più bassa, perché il tempo di permanenza è più breve rispetto a quello trascorso all’interno delle abitazioni. Esistono però luoghi di lavoro in cui il livello di radon può essere molto elevato. È il caso delle miniere, delle grotte, dei locali seminterrati e interrati, degli ambienti posizionati in zone in cui le caratteristiche geologiche climatiche e architettoniche dell’edificio determinano elevati livelli di radon.
Ci sono aree in cui il radon è assente?
Il radon è sempre presente ovunque. La sua concentrazione è generalmente bassa. Tuttavia è anche molto variabile per cui esistono zone in cui la probabilità di case con elevati livelli è maggiore.
Quali sono le concentrazioni di radon medie in Italia?
La concentrazione media italiana è di circa 70 Bq/m3, una concentrazione superiore alla media mondiale che è di circa 40 Bq/m3. Alti livelli sono stati rilevati nei paesi scandinavi (fino a oltre 100 Bq/m3), a causa delle caratteristiche del suolo e delle rocce, spesso utilizzate come materiali da costruzione. In Italia sono state riscontrate alte concentrazioni medie di radon in Campania, Friuli-Venezia Giulia, Lazio e Lombardia.
È possibile non essere esposti in assoluto al radon?
No, ma l’esposizione può essere ridotta a livelli ritenuti accettabili diminuendo la concentrazione del radon all’interno dell’abitazione, tramite adeguate azioni di bonifica.

Cosa dice la normativa italiana?
L’attuale normativa italiana (Decreto Legislativo 26/05/00, n. 241) ha stabilito una soglia per l’esposizione solo negli ambienti di lavoro, di 500 Becquerel per metro cubo.
Per quanto riguarda le abitazioni, invece, non esiste in Italia una normativa specifica, ma una raccomandazione della Comunità Europea (Raccomandazione CEC 90/143) indica i valori di 400 e 200 Bequerel per metro cubo come livelli, rispettivamente per le abitazioni già esistenti e per quelle di nuova costruzione, oltre i quali si suggerisce di intraprendere azioni di rimedio.
Quali danni alla salute produce il radon?
Gli studi epidemiologici compiuti negli ultimi decenni hanno dimostrato che l’esposizione a concentrazioni elevate di radon aumenta il rischio di tumori polmonari.
Tanto che, dopo il fumo di sigaretta, che rimane di gran lunga la più importante causa di tumore al polmone, il radon è considerato la seconda causa di questa malattia.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO-OMS) ha inserito radon nell’elenco delle 75 sostanze ritenute cancerogene per l’uomo, assieme con benzene, amianto fumo di tabacco, ecc.
In che modo il radon produce danni alla salute?
Le sostanze più pericolose per la salute sono i prodotti di decadimento del radon. Queste sostanze vivono per tempi molto brevi, minuti o secondi, e decadono emettendo radiazioni (particelle alfa, beta o gamma). Al contrario del radon, queste sostanze sono chimicamente ed elettricamente reattive, e possono essere introdotte all’interno dell’organismo attraverso il pulviscolo atmosferico e il vapore acqueo a cui si legano. Trasportati all’interno dell’apparato respiratorio, i prodotti di decadimento del radon raggiungono i polmoni, dove decadono emettendo radiazioni dannose per i tessuti. Quindi l’inalazione dei prodotti di decadimento del radon comporta il rischio di tumore ai polmoni e ai bronchi a causa dell’energia rilasciata in questa regione dalle radiazioni emesse durante il processo di decadimento.
Anche se il rischio è più legato ai prodotti di decadimento è uso comune riferire il rischio direttamente al radon.
Il radon può provocare altre malattie oltre al tumore al polmone?
Pur se ipotizzati altri effetti cancerogeni, i dati scientifici a disposizione fino ad oggi non dimostrano evidenze di altri effetti negativi sulla salute.
Quali condizioni fanno aumentare il rischio?
Il rischio aumenta al crescere della concentrazione e del tempo che si trascorre in presenza di elevate concentrazioni di radon. Esiste, inoltre, una stretta relazione tra gli effetti di fumo e radon, tanto che un fumatore rischia circa 20 volte di più rispetto a un non fumatore esposto alla stessa concentrazione.
È più pericoloso essere esposti a bassi livelli di radon per lungo tempo o ad alti livelli per tempi brevi?
A parità di esposizioni cumulative, è più pericoloso essere esposti in modo prolungato a bassi livelli piuttosto che essere esposti ad alte concentrazioni per tempi brevi.
C’è una concentrazione di radon sotto la quale si può stare tranquilli?
Il rischio di sviluppare un tumore al polmone aumenta in modo lineare al crescere della concentrazione: se questa raddoppia, raddoppia anche il rischio. Non esiste una soglia al di sotto della quale non c’è rischio. La minima concentrazione possibile (fondo ambientale), è quella della concentrazione nell’atmosfera esterna (10-20 Becquerel per metro cubo).
Quanti tumori al polmone sono dovuti al radon ogni anno in Italia?
Gli studi epidemiologici condotti su categorie di persone particolarmente esposte, come i minatori, hanno consentito una stima del rischio in relazione all’esposizione. Applicando tali risultati alla situazione italiana si stima che circa il 10 per cento di tutti i tumori polmonari sono attribuibili al radon. Per il Ministero della Salute i casi imputabili al radon ogni anno sarebbero in un numero compreso tra 1500 e 6000.
Come cresce il rischio con la concentrazione?
Gli studi compiuti hanno fornito una valutazione del rischio su tutta la vita di contrarre un tumore al polmone in funzione della concentrazione di radon cui si è esposti.
Ad esempio, alla concentrazione di:
  • 60 Becquerel per metro cubo (media della regione Veneto) si stima che circa 5 persone su mille contrarranno un tumore al polmone;
  • 70 Becquerel per metro cubo (media italiana) si stima che circa poco più di 5 persone su mille contrarranno un tumore al polmone;
  • 200 Becquerel per metro cubo si stima che circa 17 persone su mille contrarranno un tumore al polmone;
  • 400 Becquerel per metro cubo si stima che circa 34 persone su mille contrarranno un tumore al polmone
Le stime che si presentano sono affette da una notevole incertezza: i valori effettivi possono variare da circa la metà al doppio di quelli riportati.
Come cambia il rischio per fumatori e non fumatori?
Per non fumatori si intendono persone che non hanno mai fumato. Da una stima di rischio esteso a tutta la vita effettuata per gli Stati Uniti, alla concentrazione di:
  • 75 Becquerel per metro cubo: si stima che 15 fumatori su mille contrarranno un tumore al polmone contro uno solo su mille non fumatori. Questo vuol dire che un fumatore, a questa concentrazione, corre un rischio doppio rispetto a quello di morire in un incidente d’auto (in USA);
  • circa 150 Bequerel per metro cubo: si stima che 29 fumatori su mille e 2 non fumatori su mille non fumatori contrarranno un tumore al polmone. Il rischio per un fumatore è, in questo caso, 100 volte superiore a quello di morire in un incidente aereo (in USA);
  • circa 300 Bequerel per metro cubo: si stima che 57 fumatori su mille e 3 non fumatori su mille non fumatori contrarranno un tumore al polmone;
  • circa 400 Bequerel per metro cubo: si stima che 71 fumatori su mille e 4 non fumatori su mille non fumatori contrarranno un tumore al polmone.
È più pericoloso il radon, il benzene o l’amianto?
È più pericoloso il radon, che causa circa il 10 per cento dei tumori polmonari, mentre sia il benzene che l’amianto si mantengono ben al di sotto di questo valore. Si stima che, ogni anno, in Italia, le morti attribuibili al radon siano circa 3000, quelle dovute al benzene circa 100. Anche l’amianto è meno pericoloso del radon. Il suo impiego è stato vietato da anni.
Il fumo di sigaretta, comunque, resta la prima causa di tumore polmonare, provocando circa l’80 per cento dei casi.
L’esposizione al radon e al fumo passivo aumenta il rischio di tumore al polmone?
Non sono stati compiuti studi specifici. Tuttavia è presumibile che la presenza contemporanea di due fattori che, separatamente, aumentano il rischio di tumore al polmone, induca una certa crescita del rischio.
Rischiano di più gli uomini o le donne?
Non è mai emersa alcuna differenza. Il rischio dipende dalla durata dell’esposizione e dalla concentrazione di radon cui si è esposti.
I bambini rischiano più degli adulti?
Non esistono dati sufficientemente certi che dimostrino una differente suscettibilità all’esposizione al radon dei bambini rispetto agli adulti.
Tuttavia, l’esposizione prolungata al radon da parte dei bambini è pericolosa in prospettiva, in quanto, essendo protratta per lungo tempo, aumenta il rischio di contrarre un tumore al polmone in età adulta.
È più importante smettere di fumare o bonificare la casa?
Per un fumatore è sicuramente più importante smettere di fumare.
C’è una dieta consigliata per diminuire il rischio di tumore al polmone dovuto al radon?
Una dieta che preveda alti consumi di frutta e verdura può portare a una riduzione del rischio di tumore al polmone in genere. Alcuni studi hanno dimostrato che un fumatore che segua una dieta che comporti un certo consumo di questi alimenti, riduce il proprio rischio di contrarre un tumore al polmone in modo consistente rispetto a un fumatore che non abbia queste abitudini alimentari, a parità di numero di sigarette consumate. Il rischio resta comunque più elevato per un fumatore che per un non fumatore, indipendentemente dalla dieta seguita.
Perché è utile misurare il livello di radon?
La misura della concentrazione di radon presente all’interno di un’abitazione, e quindi dell’esposizione, permette di valutare il rischio associato alla permanenza nell’abitazione.
La valutazione del rischio ha lo scopo di stabilire la necessità di intraprendere o meno eventuali interventi di bonifica.
Per quanto tempo è necessario misurare la concentrazione di radon nelle abitazioni?
E’ opportuno effettuare una misura, durante un intero anno solare, eventualmente divisa in due semestri. Infatti, a causa della grande variabilità dei fattori che influenzano la presenza di radon, è possibile che la sua concentrazione all’interno di un’abitazione vari molto, sia durante le ore del giorno, sia tra periodi di media durata (settimane), sia da una stagione all’altra. Comunque solitamente si misura per almeno tre (3) mesi nelle abitazioni e per un (1) anno nel luogo di lavoro.
Come è opportuno condurre le misure?
Lo strumento di misura deve essere posizionato al piano più basso dell’abitazione, in un locale frequentato per molto tempo, preferibilmente la camera da letto o il salone. Vanno esclusi i locali seminterrati e interrati (purché non esaustivi dell’abitazione).
I dosimetri non devono essere utilizzati nelle cucine o nei bagni, perché la presenza dell’acqua e di fumi può disturbare la misura.
Una misura significativa deve essere effettuata nell'arco di un intero anno, con un unico dosimetro o con due che coprano, ciascuno, un semestre di misura.
Quale strumento si utilizza?
I dispositivi più utili per misure lunghe, semestrali o annuali, nelle abitazioni, sono dosimetri passivi basati su rivelatori a tracce o elettreti, che danno come risultato una concentrazione media nel tempo di radon.
Quanto costa fare una misurazione adeguata del radon? Quanto dura?
Una misurazione annuale costa mediamente circa 100-150 euro + IVA, nelle abitazioni facendo la misura di tre mesi costa all'incirca 90-100 euro. 
A chi rivolgersi per effettuare una misurazione?
Si può consultare Sicurgarda al sito www.sicurgarda.com o sulla pagina facebook.
Come misurare i luoghi di lavoro?
Non sono disponibili ancora linee guida su come eseguire le misure nei luoghi di lavoro ai sensi del Dlgs. 241/2000, che tuttavia prevede che le misurazioni possano essere effettuate anche da subito, attraverso il ricorso a organismi idoneamente attrezzati.
Anche per i luoghi di lavoro (come indicato dalla normativa) la misura deve essere fatta per un periodo di un anno. In questo caso, inoltre, può essere utile integrare le misure di lunga durata con misure di tipo istantaneo che seguono l’andamento della concentrazione di radon in modo continuo, per valutare l’esposizione durante le ore di permanenza rispetto alle ore in cui gli ambienti non sono frequentati. In questi casi si utilizza una strumentazione che fornisce i risultati sul posto di misura.
Come funzionano i rivelatori a tracce?
Si tratta della tecnica di misura più largamente utilizzata, grazie anche ai bassi costi.
Le radiazioni alfa, emesse dal radon o dai suoi prodotti di decadimento, producono dei danni (del tipo di quelli causati ai tessuti umani) quando attraversano particolari materiali plastici e lasciano quindi una traccia del loro passaggio. In alcuni di questi materiali tale "traccia" è permanente e irreversibile. Il rivelatore dopo l’esposizione è sottoposto ad uno sviluppo chimico (del tipo di quello fotografico) che rende le tracce visibili ad un microscopio. Il numero delle tracce è proporzionale all’esposizione al radon. I rivelatori sono all’interno di appositi contenitori delle dimensioni un piccolo bicchiere chiamati spesso "dosimetri".
I dosimetri, sono posizionati all’interno degli edifici, attivati e lasciati in esposizione anche per tempi lunghi.
Come funzionano gli elettreti?
Gli elettreti sono costituiti da un disco di materiale plastico caricato elettrostaticamente, come quando si strofina una matita sulla lana. La carica elettrostatica genera un campo elettrico. Il disco è inserito in un contenitore delle dimensioni di una tazza di caffè. Quando il radon entra nel contenitore e sono emesse le radiazioni queste ultime producono nell’aria delle coppie di ioni positivi e negativi. Gli ioni positivi sono attratti dal campo elettrico e si depositano sulla superficie dell’elettreta neutralizzandone in parte la carica originaria. Dalla differenza di carica tra prima e al termine della misura si risale all’esposizione al radon.
Con questi strumenti è possibile effettuare misure di varia durata, da poche ore fino a un anno.
Quali sono gli strumenti utilizzati per misure in continuo?
Per questo tipo di misure si utilizzano strumenti che sfruttano gli effetti delle radiazioni, prodotte dal decadimento del radon, sulla materia.
Nelle camere a scintillazione, per esempio, le radiazioni colpiscono particolari materiali producendo piccole scintille. Queste sono rivelate da particolari rivelatori di luce e contate.
Nelle camere a ionizzazione, invece, si misurano le cariche elettriche prodotte in piccoli volumi.
In altri casi ancora, le radiazioni vengono rivelate grazie all’effetto che producono in materiali semiconduttori.
In tutti questi casi la quantità di radiazioni presenti, indicata da sistemi di conteggio elettronici, è legata alla concentrazione di radon presente.
Come si può ridurre la concentrazione di radon nelle abitazioni?
Le tecniche di riduzione per ora applicate agiscono secondo alcuni principi che utilizzano sistemi di tipo passivo, cioè non meccanizzati, o di tipo attivo, cioè con consumo di energia.
Nel caso del Veneto, dove il radon proviene soprattutto dal sottosuolo, le tecniche di riduzione devono mirare soprattutto a impedire o limitare l'ingresso del radon dal suolo.
Come si può ridurre la quantità di radon che entra nelle case?
Per evitare l'ingresso del radon nell'abitazione possono essere utilizzate tecniche quali la ventilazione dei vespai, la sigillatura di tutte le possibili vie di ingresso dalle pareti e dai solai a contatto con il terreno, la pressurizzazione dell’abitazione o l’aspirazione del gas dal suolo al di sotto dell’edificio.
Quando è utile ventilare i vespai?
Questa tecnica è utilizzabile se l'edificio presenta una intercapedine al di sotto della soletta dell'attacco a terra. La presenza di venti potrebbe aiutare a ventilare naturalmente il vespaio, diluendo il gas proveniente dal terreno. Oppure è possibile utilizzare ventilatori che creano una pressione negativa o positiva al di sotto del solaio dell'edificio.
Se non esiste un vespaio, com’è opportuno intervenire?
Se l’abitazione non possiede un vespaio o comunque un locale sottostante, è possibile costruire uno o più pozzetti interrati al di sotto dell’abitazione o lungo il perimetro esterno, che aspirano il gas dal terreno e lo incanalano in apposite tubazioni per poi rilasciarlo all’esterno dell’edificio.
Questo risultato può essere ottenuto anche, eventualmente, sfruttando i tubi utilizzati per il drenaggio dell’acqua dalle fondamenta.
È utile sigillare le crepe e le fessure?
La sigillatura è una tecnica utile, ma non è in grado, da sola, di garantire l’efficacia di una bonifica, e dovrebbe essere applicata sempre in aggiunta ad altre azioni di rimedio.
Vanno sigillate le crepe e le fessure che possono trovarsi lungo le superfici di contatto tra il terreno, le parete verticali e il solaio a terra. Anche i fori o le fessure per il passaggio degli impianti collegati al sottosuolo, come quelli dell’acqua o dell’energia elettrica o gli scarichi fognari, possono costituire vie d’accesso per il gas e possono essere sigillati. con opportuni prodotti, prevalentemente a base di silicone. È possibile anche sigillare tutta la superficie dell’edificio utilizzando membrane che sono resistenti al passaggio del radon.
Quando è utile pressurizzare i locali interni o il vespaio?
La pressurizzazione della casa consiste nell’immissione forzata di aria (tramite ventilatori) cercando di mantenere le vie di uscita relativamente chiuse, in modo da realizzare appunto una leggera pressurizzazione degli ambienti che contrasta la risalita del radon dal terreno. Questo sistema ha una buona efficienza per determinate situazioni, in particolare quando i naturali ricambi di aria della casa sono piccoli. L’azione di rimedio deve essere accompagnata dal rispetto di opportuni comportamenti (aperture / chiusure delle porte e finestre ben programmate, ecc)
È utile cambiare spesso l’aria tenendo le finestre aperte?
Arieggiare spesso i locali è un modo utile e immediato per diminuire la concentrazione di radon in casa, e favorisce anche lo smaltimento di numerosi altri inquinanti presenti nell'abitazione. Si tratta comunque di una misura temporanea, da adottare in attesa di soluzioni definitive.
Le finestre devono essere aperte almeno tre volte al giorno, iniziando l'apertura dai locali posti ai livelli più bassi (anche interrati o seminterrati) e la chiusura da quelli posti ai piani più alti, per limitare l’effetto "camino".
Come si può prevenire la presenza di alti livelli di radon durante la costruzione dell’abitazione?
Molte delle tecniche di rimedio utilizzate per ridurre la concentrazione di radon negli edifici già realizzati possono essere applicate, con una messa in opera molto più semplice, anche alle abitazioni in costruzione. Le soluzioni possono essere:
  • ventilazione del vespaio;
  • prevenzione della formazione di crepe, fessure e passaggi dei servizi;
  • realizzazione di pozzetti interrati o esterni all’edificio con predisposizione di canali di ventilazione;
  • aumento della pressione nella zona del vespaio, per contrastare la naturale fuoriuscita del gas dal terreno;
  • inserimento di una barriera resistente ai gas, mentre si realizzano le parti a contatto con il terreno;
  • utilizzo di particolari cementi antiritiro, che limitano il naturale ritiro che si verifica dopo ogni colata di cemento e la conseguente formazione di fessure nella fase di consolidamento.
Ci sono apparecchi o sostanze in vendita in grado di neutralizzare il radon?
Esistono in commercio apparecchi in grado di ridurre la concentrazione di radon, ma la loro efficacia è relativamente scarsa.
Quanto costa bonificare la casa dal radon?
La spesa dipende dalla concentrazione presente e dalla struttura dell’edificio. Il costo può variare tra 500 e 2600 euro, e nella maggior parte dei casi varia tra 500 e 1000 euro. Alcuni interventi sono possibili anche con un "fai da te" non troppo complicato, a fronte però di un progetto corretto.Gli interventi più importanti ed efficaci spesso hanno un costo troppo elevato, dovendo essere effettuati nelle fondamenta o nell'aspirazione in intercapedine.
Durante i lavori si può continuare a vivere in casa?
Senza dubbio sì.
Se nella casa c’è uno scantinato è più facile fare la bonifica?
Generalmente è più facile, se lo scantinato interessa tutta la superficie della casa.
Sto costruendo una nuova abitazione (sto ristrutturando la mia abitazione). È opportuno che adotti misure preventive per il radon e quali?
Le misure preventive nelle nuove abitazioni (in ristrutturazione) ricalcano quelle proposte per le bonifiche. Per approfondimenti è possibile consultare il sito internet dell'ARPA della regione di appartenenza. Si può comunque effettuare una misura del radon per tre mesi prima di acquistare una nuova abitazione. 

martedì 19 novembre 2013

“Formazione e formatori sulla salute e sicurezza dei luoghi di lavoro: le novità che entreranno in scena nel 2014”

Con  il Decreto Interministeriale 6 Marzo 2013 firmato dal Ministero del Lavoro e dal Ministero della salute e in seguito  pubblicato in Gazzetta Ufficiale n.65 dello scorso 18 Marzo 2013 sono stati recepiti i “Criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro" individuati dalla Commissione Consultiva permanente per la salute  e sicurezza sul lavoro il 18 Aprile 2012 e che andranno a sostituire quelli precedenti che erano stati sanciti dall’Accordo Stato-Regioni del 21 Dicembre 2011. Il Decreto entrerà in vigore a 12 mesi dalla sua pubblicazione,individuabile nella data del 18 Marzo 2014.
L’art.1 del Decreto sopra citato, specifica che si considera “formatore” colui che possieda il prerequisito in merito alla sua istruzione del Diploma di scuola Secondaria di secondo grado; non solo ma per essere considerato tale,il formatore deve possedere ulteriori criteri che vengono specificati nell’Allegato del Decreto. In particolare si individuano 6 criteri,i quali vengono definiti come dei requisiti minimi. Tali requisiti considerati come il livello base, tuttavia non risultano essere vincolanti in riferimento ai corsi di formazione già  formalmente approvati con documentazione o calendarizzati.I criteri sono stati strutturati in maniera tale da garantire la presenza contemporanea di tre elementi essenziali che fanno capo alla figura del docente-formatore individuabili nell’esperienza,conoscenza e capacità didattica.
Si elencheranno di seguito i sei criteri previsti dal Decreto:
  1. precedente esperienza come docente esterno, per almeno 90 ore negli ultimi 3 anni nell’area tematica oggetto di docenza;
  1. laurea (vecchio ordinamento, triennale, specialistica o magistrale) coerente con le materie oggetto della docenza, ovvero corsi post-laurea (come:  inter alia, dottorato di ricerca, perfezionamento, master, corsi di specializzazione) nel campo della salute e sicurezza sul lavoro, e ciò unitamente ad almeno una delle seguenti specifiche, che vengono richieste in alternativa: a) percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento, presso Università o Organismi accreditati, di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione; b)precedente esperienza come docente, per almeno 32 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul lavoro; c) precedente esperienza come docente, per almeno 40 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; d) corsi formativi in affiancamento a docente, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; 
  1. attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, a corsi di formazione della durata di almeno 64 ore in materia di salute e sicurezza sul lavoro (organizzati dai soggetti di cui all’art. 32 comma 4, unitamente alla specifica di cui alla lettera a) e ad almeno una della specifiche di cui alla lettera b), richieste in alternativa: a) almeno 12 mesi di esperienza lavorativa o professionale coerente con l’area tematica oggetto della docenza; b1) percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento, presso Università o Organismi accreditati, di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione; b2) precedente esperienza come docente, per almeno 32 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul lavoro; b3) precedente esperienza come docente, per almeno 40 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; b4) corsi formativi in affiancamento a docente, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; 
  1. attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, a corsi di formazione della durata di almeno 40 ore in materia di salute e sicurezza sul lavoro (organizzato/i dai soggetti di cui all’art. 32 comma 4, unitamente alla specifica di cui alla lettera a) e ad almeno una della specifiche di cui alla lettera b), richieste in alternativa: a) almeno 18 mesi di esperienza lavorativa o professionale coerente con l’area tematica oggetto della docenza; b1) percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento, presso Università o Organismi accreditati, di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione; b2) precedente esperienza come docente, per almeno 32 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul lavoro; b3) precedente esperienza come docente, per almeno 40 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; b4) corsi formativi in affiancamento a docente, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; 
  1. esperienza lavorativa o professionale di almeno 3 anni nel campo della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coerente con l’area tematica oggetto della docenza, unitamente ad una delle seguenti specifiche: b1) percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (es. corso formazione-formatori) o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università o Organismi accreditati) di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione; b2) precedente esperienza come docente, per almeno 32 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul lavoro;  b3) precedente esperienza come docente, per almeno 40 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; b4) corsi formativi in affiancamento a dicente, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni in qualunque materia; 
  1. esperienza di almeno 6 mesi nel ruolo di RSPP o di almeno 12 mesi nel ruolo di ASPP (tali figure possono effettuare docenze solo nell’ambito del macro-settore ATECO di riferimento) unitamente ad almeno una delle seguenti specifiche: b1) percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (es. corso formazione-formatori) o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università o Organismi accreditati) di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione; b2) precedente esperienza come docente, per almeno 32 ore negli ultimi 3 anni, in materia di salute e sicurezza sul lavoro; b3) precedente esperienza come docente, per almeno 40 ore negli ultimi 3 anni, in qualunque materia; b4) corsi formativi in affiancamento a dicente, per almeno 48 ore negli ultimi 3 anni in qualunque materia.
Inoltre il formatore è tenuto ad aggiornarsi ogni tre anni  dedicandosi in modo alternativo  alla frequenza di minimo 24 ore nell’area tematica di competenza a seminari,convegni,corsi dia aggiornamento (almeno 8h). Effettuare un numero minimo di 24 h di docenza attinenti alle aree tematiche di competenza. Tali aree  in materia di salute e sicurezza sul lavoro devono ricomprendere: l’area normativa/giuridica/organizzativa; l’ area dei rischi tecnici/igienico-sanitari; e l’ area delle relazioni/comunicazione. 
Si considera qualificato il formatore  che possa dimostrare di possedere il prerequisito ed uno dei criteri richiesti; la rispondenza ai criteri di qualificazione deve poter essere dimostrata da parte del formatore sulla base di idonea documentazione,per esempio tramite lettere ufficiali di incarico,attestazione del datore di lavoro. La qualificazione è acquisita dai soggetti coinvolti in modo permanente, fermo restando l’adempimento degli obblighi di aggiornamento professionale, con riferimento alle aree tematiche per le quali i formatori abbiano maturato il corrispondente requisito di conoscenza ed esperienza professionale.

E’ possibile consultare la versione integrale del Decreto Interministeriale 6 Marzo 2013 sul sito internet del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali nella sezione “Sicurezza e lavoro”.



A cura di: Laura Fornari

giovedì 5 settembre 2013

Le nuove modifiche introdotte con il “Decreto del fare” per il Decreto Legislativo 81/2008

Con la pubblicazione in G.U del 20 Agosto 2013 della Legge 98/2013 che converte la Legge 69/2013,la cosiddetta “Legge del Fare” si sono introdotte delle nuove modifiche e disposizioni di semplificazione in materia di sicurezza,igiene e salute nei luoghi di lavoro. I nuovi adempimenti sono entrati in vigore il giorno seguente la sua pubblicazione,tuttavia c’è da precisare che saranno comunque necessari dei decreti attuativi,e delle intese della Conferenza Stato-Regioni per poterli applicare a pieno regime. Infine dovranno essere convertiti in legge dal Parlamento entro 60 giorni a pena di decadenza. Ma che cosa prevedono queste modificazioni? Di seguito verranno riportate le novità più significative:

1)La Formazione: all’art.32 viene aggiunto il comma 5-bis dove si specifica che il credito formativo viene sempre riconosciuto,anche quando i contenuti dei corsi di formazione e aggiornamento comunque frequentati dai RSPP e ASPP si sovrappongono a quelli specifici. Sarà la Conferenza Stato-Regioni a stabilire le modalità di assegnazione. Inoltre una importante novità introdotta dal 5-bis,è che sarà compito degli Istituti di Istruzione e Universitari rilasciare gli attestati di formazione sulla salute e sicurezza agli studenti equiparati a lavoratori. Inoltre si prevede la definizione mediante decreto di  misure di semplificazione degli adempimenti relativi all’informazione, formazione e sorveglianza sanitaria previsti dal D. Lgs. 81/2008 in caso di prestazioni che implichino la permanenza del lavoratore in azienda per un periodo non superiore a 50 giornate lavorative nell’anno solare di riferimento. Art. 35 DL.

2)Prevenzione incendi:  E’ prevista l’esenzione dalla presentazione dell’istanza preliminare ex art. 3 DPR 151/2011 qualora gli enti e i privati di cui all’art. 11 comma 4  siano già in possesso di atti abilitativi riguardanti anche la sussistenza dei requisiti di sicurezza antincendio, rilasciati dalle competenti autorità. Tali soggetti dovranno presentare l’istanza ex art. 3 e 4 del DPR 151/2011 entro 3 anni dall’entrata in vigore dello stesso. Art. 38 DL.

3)Certificazioni sanitarie: vengono eliminati alcuni obblighi di certificazione sanitaria,in particolare nelle lavorazioni non a rischio,ossia che non sono soggette alla sorveglianza sanitaria da parte del Medico Competente. Si abroga l’obbligo del certificato di idoneità sanitaria in caso di assunzione di un minorenne ex art. 8 L. 977/1967 e l’obbligo di attestare l’idoneità psico-fisica per l’abilitazione alll’impiego di gas tossici ex R.D. 147/1927. Art. 42 camma 1 lettera b) e comma 3 DL.

4)Notifica di inizio attività: l’art.67 viene interamente sostituito. Si inserisce l’obbligo di comunicare al SUAP(Sportello Unico) per le attività produttive e che sostituisce l’obbligo di notifica all’organo di vigilanza competente. La modulistica a ciò necessaria verrà definita mediante decreto. Art. 32 lettera e) DL.

5)Cantieri temporanei o mobili: il nuovo articolo 104-bis, introduce delle semplificazioni nei cantieri temporanei o mobili, relativi al POS e al PSC, da definirsi mediante un decreto entro 90 giorni dalla entrata in vigore della legge di conversione.

6)Controllo periodico delle attrezzature dell’All.VII : viene completamente sostituito il comma 11 dell’art.71 del D.Lgs.81/08 che prevede che  i termini per la prima verifica di competenza dell’INAIL passano da 60 a 45, con previsione dell’obbligo da parte di INAIL e ASL (o ARPA) di comunicare al datore di lavoro entro 15 gg dalla richiesta l’eventuale impossibilità di effettuare verifiche di propria competenza, fornendo adeguata motivazione. Art. 32 lettera f).

7)DVR e DUVRI: per quanto riguarda il DVR,all’art.29 vengono inseriti i commi 6-ter e 6-quater. Il 6-ter tratta della  individuazione dei settori di attività a basso rischio di infortuni e malattie professionali in cui i Datori di Lavoro potranno dimostrare di aver effettuato la valutazione del rischio, restando ferma la facoltà di utilizzare le procedure standardizzate; il 6-quater specifica che fino alla entrata in vigore del decreto di cui al 6-ter si possono applicare le procedure standardizzate. Per quanto concerne il DUVRI invece sono stati  modificati i commi 3 e 3bis dell’art. 26 D. Lgs. 81/08. Limitatamente alle attività a basso rischio infortunistico (da individuarsi con apposito decreto), è prevista quale valida alternativa al DUVRI la possibilità che il committente individui un proprio incaricato, in possesso di formazione, esperienza e competenze professionali, tipiche di un preposto, nonchè di periodico aggiornamento e di conoscenza diretta dell’ambiente di lavoro, per sovraintendere alla cooperazione e coordinamento. Del nominativo di tale incaricato va fatta menzione nel contratto d’appalto o d’opera. E’ inoltre previsto l’esonero dall’obbligo di redigere il DUVRI o dalla misura alternativa di cui si è appena detto, non solo nei casi di servizi di natura intellettuale, mere forniture di materiali o attrezzature, bensì anche nelle ipotesi di lavori o servizi la cui durata non sia superiore a 10 uomini-giorno (sempre che essi non comportino rischi dovuti a presenza di agenti cancerogeni, biologici, atmosfere esplosive o rischi particolari di cui all’allegato XI) con riguardo alla somma delle giornate di lavoro necessarie, con riferimento all’arco temporale di un anno dall’inizio dei lavori (servizi o forniture). Art. 32 lettera a) DL.

Queste le principali novità introdotte sul campo,ovviamente non finiscono qui,per approfondire la tematica si consiglia di consultare il testo integrale sul sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.


A cura di Laura Fornari