martedì 30 ottobre 2012

In Lombardia calano infortuni sul lavoro, casi mortali e malattie professionali

26 ottobre 2012. Secondo il Rapporto annuale regionale 2011, presentato ieri a Milano, queste flessioni sono da attribuire a un effettivo miglioramento dei livelli di rischio e solo parzialmente alla crisi, che nell'ultimo biennio non si è tradotta in una diminuzione significativa del numero degli occupati.

MILANO - Nel 2011 in Lombardia sono stati denunciati all'INAIL 127.007 infortuni sul lavoro, in calo del 4,7% rispetto ai 133.312 del 2010. In flessione anche i casi mortali, che sono passati dai 127 del 2010 ai 120 del 2011. Queste riduzioni sono da attribuire a un effettivo miglioramento dei livelli di rischio e solo parzialmente alla crisi economica, che in Lombardia, stando ai dati Istat, non ha prodotto un drastico calo degli occupati, assestatisi nell'ultimo biennio intorno a quota 4,3 milioni.

Porte aperte ai cittadini per conoscere il Punto Cliente Centro Protesi. A rivelarlo è l'ultimo Rapporto regionale dell'Istituto, presentato ieri a Milano nel corso di una giornata in cui l'INAIL ha aperto le porte della propria sede ai cittadini che desideravano visitare e conoscere il Punto Cliente Centro Protesi, struttura di eccellenza per la riabilitazione e il reinserimento della persona disabile, attivo da cinque anni nel capoluogo lombardo in corso di Porta Nuova 19, al piano terra dell'edificio che ospita la direzione regionale.

"La vita priorità anche in un periodo di crisi". "L'enorme disagio di chi non ha lavoro, o potrebbe facilmente perderlo, per la crisi generale del mondo produttivo - ha sottolineato il direttore regionale, Aniello Spina - rischia oggi di assorbire ogni riflessione, lasciando sullo sfondo il tema della prevenzione degli incidenti e delle necessarie tutele. È fondamentale, invece, ricordare sempre la priorità del rispetto della vita umana, della persona che è il lavoratore, soprattutto se con disabilità". A testimonianza dell'impegno di INAIL Lombardia per il reinserimento delle persone con disabilità da lavoro, nel corso della presentazione del Rapporto annuale 2011 tre assicurati hanno raccontato la propria esperienza di recupero dopo un incidente grave, attraverso lo sport e l'auto mutuo aiuto. Francesco Rampi, membro del Comitato di indirizzo e vigilanza, ha sottolineato invece l'importanza degli incentivi forniti dall'Istituto alle imprese, come strategia per sostenere le azioni che rendono concreta la sicurezza per tutti i lavoratori.

Lavoratori stranieri in controtendenza. Il calo complessivo degli infortuni registrato in Lombardia tra il 2010 e il 2011 non ha interessato i lavoratori stranieri, tra i quali si registra, al contrario, un lieve aumento. Dai 24.966 casi del 2010, infatti, si è passati ai 24.981 del 2011. In flessione, invece, i casi mortali (22 nel 2011 rispetto ai 25 casi dello scorso anno), che confermano la tendenza decrescente del fenomeno. Gli infortuni occorsi a lavoratori non italiani nel 2011 rappresentano il 19,7% del totale, mentre se si considerano i casi mortali la stessa percentuale scende al 18,3%. Marocco, Romania e Albania, in questo ordine, sono le comunità che ogni anno denunciano il maggior numero di infortuni sul lavoro, pari al 35% di quelli occorsi ai lavoratori stranieri. Se si considerano, invece, solo i casi mortali, questa percentuale arriva a toccare il 63,6%.

Al femminile un incidente su tre. Poco meno di un infortunio su tre, per la precisione il 30,4% di quelli denunciati all'Istituto, ha coinvolto una donna. Nell'ultimo quinquennio nel settore Industria e Servizi la diminuzione degli infortuni al femminile è stata pari al 4,8%, mentre tra gli uomini la diminuzione è stata decisamente più consistente (-24,3%). Negli ultimi cinque anni si è ridotto anche il numero dei casi mortali occorsi a donne, che sono passati da 20 a 8. Il rapporto tra i casi mortali e quelli avvenuti in itinere, ovvero nel tragitto tra la propria abitazione e il posto di lavoro, è sempre pari o superiore al 50%. Per quanto riguarda, invece, le malattie professionali, quelle denunciate da donne registrano una diminuzione del 2,6% rispetto all'anno precedente: i casi denunciati nel 2011 risultano essere, infatti, 772 contro i 793 del 2010.

Confermata l'efficacia della normativa contro i rischi da rumore. La percentuale di diminuzione dei casi malattia professionale tra le donne è identica a quella registrata nel complesso, in controtendenza rispetto all'incremento rilevato a livello nazionale. Sono stati 3.124, infatti, i casi registrati nel 2011 rispetto ai 3.210 del 2010, pari appunto a una riduzione del 2,6%. La diminuzione è del 4,9% nel settore Industria e Servizi, con 3.117 casi denunciati nel 2010 rispetto ai 2.972 del 2011. Il decremento in questo settore è particolarmente rilevante per quanto riguarda le ipoacusie, che sono diminuite del 23,7% rispetto all'anno precedente, a conferma dell'efficacia nel tempo della normativa contro i rischi di esposizione al rumore.

Più denunce in agricoltura con l'introduzione delle nuove tabelle. Una delle ragioni della diminuzione delle malattie professionali è anche da individuare nell'esaurirsi del progetto di emersione delle malattie nascoste, che in Lombardia ha coinvolto diverse strutture sanitarie e Asl. In particolare, lo studio ha interessato i casi di decessi per mesotelioma. Nel settore Agricoltura, al contrario, l'analisi mostra un incremento del 40,3% rispetto all'anno precedente. I casi di malattia professionale denunciati nel 2011, infatti, sono stati complessivamente 129 contro i 77 del 2010. Il costante aumento dell'emersione di malattie professionali nei lavori agricoli è frutto, in buona parte, dell'introduzione nelle nuove tabelle delle malattie professionali delle patologie osteo-articolari e da sovraccarico biomeccanico.

Per saperne di più:http://www.inail.it/Portale/appmanager/portale/desktop?_nfpb=true&_pageLabel=PAGE_SALASTAMPA&nextPage=Prodotti/News/2012/INAIL/info-1740275851.jsp

venerdì 26 ottobre 2012

SICUREZZA SUI CANTIERI, L'OPERAZIONE "MATTONE SICURO" SVELA DELLE TRISTI VERITÀ

Resi noti dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali i risultati dell’operazione Mattone sicuro , campagna di attività di vigilanza condotta dagli ispettori del lavoro delle Strutture territoriali e dai militari dell’Arma dei Carabinieri sotto il coordinamento della Direzione generale per l’Attività Ispettiva.
La campagna, avviata lo scorso 21 maggio e conclusasi il 30 settembre aveva l’obiettivo di sottoporre a controlli almeno 15.000 imprese edili per verificarne la regolarità, le modalità di reclutamento della manodopera e le condizioni di salute  e sicurezza. Con la finalità del contrasto al lavoro nero, agli appalti illeciti, al caporalato e della riduzione dell’incidenza del fenomeno infortunistico.

18.207 le aziende controllate di cui 10.817, quota che rappresenta il 59% del totale, sono risultate non in regola.

Differenze si rilevano a livello territoriale nelle diverse regioni.

Il Molise la regione che in percentuale conta la quota più alta di imprese irregolari: il 94% di quelle sottoposte a visita ispettiva. A seguire Liguria (78%), Calabria (77%), Basilicata (76%), Sardegna (70%), Puglia (67%), Lombardia e Abruzzo (66%).

7.653 i lavoratori non in regola di cui quasi la metà, il 49% pari a 3.680 unità, è risultata essere completamente in nero.

Scorporando il dato per regione si registrano picchi di lavoro nero in Puglia (67%) in Campania (65%), nel Lazio (63%) e in Calabria (57%).

Le attività di vigilanza hanno portato per 1.138 casi ad adottare provvedimenti di  sospensione dell’attività imprenditoriale. Disposti inoltre 44 sequestri.

Contestate 12.887 violazioni prevenzionistiche delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro ; 7.260 le persone deferite all’Autorità giudiziaria.

Insomma, questa è la triste verità fuoriuscita da i controlli svolti dal Ministero del Lavoro. Dati in qualche modo attesi dagli esperti del mondo della sicurezza sul lavoro, poichè nonostante la diminuzione del numero di infortuni degli ultimi anni, e il miglioramento generale delle condizioni di sicurezza, c'è ancora tanto da fare.

martedì 9 ottobre 2012

CAFFE, FA BENE O CREA UN DANNO ALLA SALUTE?

Le informazioni riguardo a questo argomento sono molto contrastanti. Infatti negli anni la reputazione del caffe è cambiata, e spesso all'interno della comunità scientifica è molto varia.Tutto ruota intorno al ruolo della caffeina.
La caffeina è una xantina, un alcaloide che si trova in diverse piante come i chicchi di caffé e i semi di cacao, le foglie di tè,  le bacche di guarana e le noci di cola, e che viene aggiunta a bevande analcoliche e a diversi farmaci sia con ricetta sia da banco. Agisce come pesticida naturale, proteggendo le piante dagli insetti che si nutrono su di loro. Il contenuto medio di caffeina è di circa 85 mg per 150 ml (1 tazza) nel caffé tostato macinato, di 60 mg nel caffé istantaneo, di 3 mg nel caffé decaffeinato, di 30 mg nella foglia o nella busta di tè, di 20 mg nel tè istantaneo e di 4 mg nel cacao o nella cioccolata calda. Un bicchiere (200 ml) di una bevanda analcolica che contiene caffeina, ha un contenuto medio di caffeina di circa 20-60 mg.
 
La reputazione del caffè ha preso una visione negativa negli anni 80, quando l'assunzione di caffeina è stata collegata alla comparsa di tumore al pancreas. Secondo l'American Cancer Society però negli studi più recenti non sono stati trovati gli stessi collegamenti.
Nonostante questo per molti il caffè mantiene un'aura di insalubrità, un vizio che bisogna cercare di perdere. Ma è davvero qualcosa di dannoso?

La risposta è varia. Secondo la Mayo Clinic un consumo moderato di caffé non è in grado di causare danni, ma troppo - più di 500 a 600 milligrammi al giorno - può causare insonnia, nervosismo, agitazione, irritabilità, disturbi di stomaco, tachicardia e tremori muscolari. La sensibilità individuale alla caffeina varia da persona a persona. E per alcune persone, bere caffe non è una buona abitudine (si parla ad esempio di persone che soffrono di pressione alta, insonnia, o altre problematiche che potrebbero essere potenziate dall'effetto della caffeina). La caffeina ha molti altri effetti acuti. Stimola il rilascio di cortisolo e adrenalina, che aumentano la pressione sanguigna e un battito cardiaco accelerato. Inoltre ha effetti diuretici, causa rilassamento bronchiale, aumenta la produzione di acidi gastrici e aumenta l’indice metabolico. Per molte decadi la caffeina ha destato interesse nella ricerca sulle malattie cardiovascolari, perché la si riteneva in relazione  con dislipidemie e alterazione della pressione, aritmie  e altri danni della funzionalità cardiaca. Tuttavia, un consumo moderato di caffeina non è normalmente associato a un aumento del rischio di malattie cardiache in assenza di problemi medici, risulta difficile escludere completamente questa relazione in caso di un consumo elevato.Vari studi, realizzati principalmente nei paesi Scandinavi, suggeriscono che il caffé possa aumentare il livello di colesterolo totale e di colesterolo-LDL (il colesterolo cattivo), uno dei fattori di rischio conosciuti per le malattie cardiache. Sembra che questo effetto sia limitato al caffé non filtrato (il caffé filtrato, espresso o solubile non aumenta il colesterolo del sangue) e non è in relazione con la caffeina. Questo effetto sembra, invece, dovuto ad alcuni componenti del caffé chiamati di terpeni, che sono presenti in quantità elevate in alcune varietà di chicchi di caffé, che però vengono rimossi attraverso la filtrazione.


Detto questo ,c'è da dire che comunque, il caffè continua a sorprendere per la serie di benefici per la salute che è in grado di fornire. Ecco cosa dicono gli studi:

Anche se ci sono livelli più alti di antiossidanti specifici in frutta e verdura, uno studio del 2005 ha scoperto che ad esempio gli americani assumono più antiossidanti dal caffè che altrove. (questo probabilmente legato alle cattive abitudini alimentari presenti degli Stati Uniti, ricche di proteini animali e povera di fibre e vitamine derivanti dal basso consumo di frutta e verdura).
Gli scienziati della Harvard University hanno esaminato i dati di 67.470 donne di mezza età che sono state seguite per circa 26 anni. Rispetto alle donne che bevevano poco caffè o addirittura niente, quelle che bevevano quattro o più tazze al giorno avevano un rischio del 25 per cento più basso di sviluppare il cancro dell'endometrio. Coloro che hanno bevuto due o tre tazze al giorno avevano un rischio inferiore del 7 per cento.
• Secondo una meta-analisi del 2009, almeno quattordici dei diciotto studi di coorte sviluppati sempre negli Stati uniti, hanno rivelato un rischio notevolmente inferiore di diabete mellito di tipo 2 con l'assunzione frequente di caffè , e che addirittura il rischio di diabete di tipo 2 diminuisce con ogni tazza di caffè consumato giornalmente.

• Gli studi hanno dimostrato che coloro che consumano caffeina hanno meno probabilità di sviluppare la malattia di Parkinson. L'ultimo studio che esamina la connessione trovata tra la caffeina e la malattia, spiega che la caffeina può anche aiutare per migliorare i sintomi legati alla difficoltà di movimento per le persone già affette dalla malattia.

The New England Journal of Medicine ha pubblicato uno studio che ha evidenziato che il consumo di caffè porterebbe ad un aumento della durata della vita. Secondo questo studio i bevitori di caffeavrebbero una probabilità minore di circa il 10 per cento di incorrere in malattie cardiocircolatorie.
I ricercatori osservando i dati fuoriusciti da uno studio di Nurses 'Health (studio ampio e di lunga durata di Harvard sulla salute delle donne), ha scoperto che un minor rischio di sviluppare carcinoma a cellule basali è stato collegato al consumo di caffè con caffeina (oltre che al consumo (ragionevole) di tè e cioccolato). Il caffè decaffeinato non ha dimostrato di avere lo stesso effetto.
Uno studio del Karolinska Institute in Svezia ha rilevato che le donne che bevono cinque o più tazze di caffè al giorno hanno il 57 per cento meno di probabilità di sviluppare recettori degli estrogeni negativi del cancro al seno rispetto alle donne che bevono meno di una tazza di caffè al giorno.
Non esiste alcuna prova che il consumo di caffé rappresenti un fattore di rischio per lo sviluppo del cancro nell’uomo, e questa opinione è supportata dal Fondo Mondiale di Ricerca sul Cancro (World Cancer Research Fund) che ha dichiarato in un esaustivo articolo che “La maggior parte delle evidenze scientifiche suggerisce che il consumo abituale di caffé e tè non ha nessuna relazione significativa con qualunque tipo di cancro”. Anche se alcune ricerche recenti segnalano che il consumo di caffé può proteggere da alcuni tipi di cancro, come il cancro del colon-retto e del fegato, ma si sta ancora studiando l’effetto.
Comunque, per concludere, c'è da dire che un consumo giornaliero moderato di caffé, superiore a 300 mg, o l’equivalente di 3 tazze di caffé, di solito non rappresentano un problema per la salute, sempre che si abbia uno stile di vita sano: dieta e alimentazione, consumo d’alcool, fumo ed esercizio fisico; i soliti fattori fortemente controllabili dalla persona, fondamentali per il mantenimento di un buono stato di salute.